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VIAREGGIO. Venerdì 7 dicembre sono 82 anni dalla tragedia dell’Artiglio, la nave-recuperi della So.Ri.Ma. in cui persero la vita dodici persone, tra cui i palombari Alberto Gianni, Aristide Franceschi e Alberto Bargellini, nonché il marinaio Aristide Cortopassi, tutti viareggini.

Come ogni anno nella “loro” Chiesetta, quella della Misericordia in via Garibaldi, verrà officiata una Santa Messa alle 9.30 per ricordare alle generazioni future questi eroi degli alti fondali. Una corona d’alloro verrà poi posta all’ingresso del Museo della Marineria sotto la targa che ricorda il capopalombaro Alberto Gianni, cui lo stesso Museo è dedicato. Seguirà visita guidata.

Sia il gruppo che ha dato vita al Premio Internazionale Artiglio, sia la Fondazione Artiglio Europa che sono sorte nel nome di questi illustri Figli della nostra Città, vogliono onorarne degnamente la memoria per quanto hanno dato alla gente della Darsena e dell’intera Città.

Ci fu un periodo che questi autentici eroi erano citati d’esempio per la capacità dimostrata nei recuperi marittimi, ma anche per le innovazioni tecnologiche che avevano apportato nel loro pericoloso mestiere. In ogni porto del mondo le gesta dei palombari viareggini stupirono per quello che riuscivano a fare, certi che ciò sarebbe servito ad aprire la strada a nuove profondità e quindi a nuove possibilità di lavoro che prima di loro erano ritenute impossibili.

Chi non ricorda la cassa disazotatrice, oggi presente in ogni grande centro subacqueo come camera iperbarica; chi ha sostituito gli scafandri di gomma con quelli rigidi e poi, vista la criticità che anche questi mostrarono nei lavori a grande profondità, inventò la torretta d’esplorazione? Oggi, un esemplare (unico al mondo) di questa torretta, completamente restaurato, è presente nel Museo della Marineria viareggina.

Ciò che più impressiona di queste vicende, vissute fino al limite del sacrificio umano, è la grande inventiva, unita a coraggio, dedizione, intuito ed una professionalità difficile a trovarsi ancor oggi. Lavorare attualmente ad oltre cento metri di profondità in condizioni di visibilità quasi nulle e con correnti marine ostili, non è facile per nessuno, figurarsi quasi un secolo fa.

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